giovedì 23 maggio 2013

Roma al voto. Perchè non si può più votare Alemanno ed una Giunta di destra.

Vorrei, a pochi giorni dal voto romano, provare a spiegare perché non si può proprio più votare ancora Alemanno ed una giunta di destra.
Il disagio che vediamo e viviamo ogni giorno (una città più triste, chiusa in se stessa, paurosa dell'altro, che non ha speranza per i propri figli, che consuma il benessere accumulato dalle generazioni precedenti) è riconducibile ad una politica che, scientemente, ha voluto in questi cinque anni favorire rendite di posizione e gruppi di potere a danno dell'interesse e del bene comune.
Il benessere di una collettività si crea legando assieme i tre grandi "capitali": quello culturale (le conoscenze), quello sociale (il senso di comunità, il rispetto delle regole, l'inclusione, le responsabilità) e quello economico (che, infine,  crea ricchezza ed opportunità). Fino al 2008 Roma, pur tra tante difficoltà derivanti dalle sue dimensioni e dal suo territorio, ha garantito comunque il collegamento tra questi tre "capitali" generando valore diffuso.
Da cinque anni non è più cosi. E i risultati si vedono. E non solo per colpa della crisi.
Faccio un solo esempio: il turismo (da sempre valore primario per Roma). Dal 2008 ad oggi la ricchezza prodotta dal turismo romano è aumentata del 20 per cento. Ma a questa crescita, paradossalmente, ha fatto seguito una diminuzione degli addetti, cioè una perdita secca di posti di lavoro. Perche? Perchè senza alcuna visione prospettica, si è favorito un turismo "mordi e fuggi" (il tempo medio di permanenza di un turista a Roma è di 2,5 giorni contro i 4,5 di Berlino o altre capitali; per non parlare delle navi da crociera che da Civitavecchia inseriscono tour di 6 ore nella Capitale). Il che favorisce sicuramente chi vende bottigliette di acqua minerale a 6 euro davanti a San Pietro, ma non crea benessere sociale. E, quel che è ancora più grave, depaupera il territorio e lo violenta (corollario di questa politica è ormai la totale mancanza di controllo sui pullman turistici che invadono il centro). Favorire le rendite di posizione significa, pertanto, anche essere insofferenti alle regole, non educare alla convivenza civile ed alla legalità, impoverire ed imbarbarire la città.
Lo stesso si potrebbe dire per quanto avvenuto per gli altri tre "pilastri" su cui storicamente si fonda la "ricchezza" di Roma: pubblico impiego (assunzioni clientelari, demotivazione di molti bravi funzionari, favori agli amici); immobiliare (nuove cubature mastodontiche nelle periferie con migliaia di appartamenti vuoti ed invenduti); finanza (accumulazione di ricchezza finanziaria e non per lo sviluppo). Sempre con un obiettivo: salvare rendite di posizione. Una visione suicida  in un contesto di globalizzazione. Le altre Capitali corrono, Roma torna indietro.
Ci si riempie ormai la bocca con il termine "bene comune". Ebbene, come ci insegna uno dei principali Documenti del Concilio Vaticano II, la  Gaudium Et Spes, bene comune non significa "la somma degli interessi individuali", bensì la creazione di quelle condizioni che consentano, a ciascuno, di sviluppare il proprio essere, le proprie aspettative, le proprie attitudini. In altre parole, di realizzare se stessi in armonia con il prossimo.
Con questa visione della cosa pubblica (da cui poi discende tutto: politica dell'ambiente, trasporti, bike e car sharing, assistenza domiciliare ai più esposti, lavoro giovanile, cooperazione, accesso al credito con la microfinanza, sicurezza, ecc.), vi invito ad andare a votare domenica Ignazio Marino Sindaco. E, se lo ritenete, di votarmi nella scheda azzurra facendo una croce sul simbolo del Partito Democratico.
La politica di questa destra che ha governato Roma negli ultimi cinque anni è stata - a dir poco - rovinosa. E' arrivato, davvero, il momento di cambiare.  Coraggio, non perdete la fiducia!

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