venerdì 10 maggio 2013

E' il mercato (della politica), baby.

Credo non ci sia niente di peggio, e di più pericoloso, della deriva populista. Perchè - la Storia ce lo ha insegnato - questa è un fiume ingovernabile che, come tutti i corsi impetuosi,  travolge ogni cosa. Buona o cattiva che sia. E peccato per chi ci resta sotto.
Uno dei temi preferiti per questo genere di deriva è, da un po' di tempo,  il "costo della politica". Fermo restando che nessuno, proprio nessuno, credo abbia più voglia di accettare o giustificare sprechi, prebende ignobili, quadrupli incarichi e quant'altro, credo sia però necessario anche in questo caso procedere con equilibrio. Lo spunto per questo post me la dà la notizia dei conflitti anche aspri nel Movimento Cinque Stelle a proposito del limite dei 2.500 euro di stipendio per i loro giovani parlamentari . I quali, prima delle elezioni - molti di loro precari o giovani disoccupati - avrebbero sottoscritto (come poi hanno fatto) ad occhi chiusi un simile trattamento. Ma, c'è un però...
La politica attiva, quella che si fa tra la gente, in una città costosa e immensa come Roma, a patto di volerla fare bene, costa. E pure parecchio. E, credetemi, 2.500 euro sono davvero pochi per questo genere di impegno. Chi ha obbligato questi ragazzi ad accettare tale limite (magari da un villone in collina, con conti in banca a sei zeri guadagnati, lo sottolineo, con merito nei palasport e in anni di carriera) o non sa di cosa parla (e non lo credo) oppure gioca ad un gioco che non comprendo.
Qui si tratta di stabilire il giusto compenso per una giusta attività. E qual è il parametro del "giusto"? Non la media dei pareri via web (se votano mille persone che guadagnano cinquecento euro al mese il risultato è scontato), ma, più semplicemente, la possibilità di svolgere il proprio lavoro LIBERAMENTE, senza vincoli con chicchessia e di chicchessia. Impegnando intelligenza, tempo, risorse personali anche, come accade, a scapito di molti sacrifici. E' il mercato (della politica), baby. Il resto, appunto, demagogia.

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