lunedì 13 maggio 2013

Ius soli. E' latino. Forse per questo la Lega non capisce

Sentivo Radio 24 stamattina, in auto. Il tema: la cittadinanza ai figli dei lavoratori stranieri nati in Italia: da subito, per il solo fatto di essere nati qui (e non dopo 18 anni, se tutto va bene). E' il famoso "ius soli" (diritto che deriva dal luogo) che trovo essere una elementare, ovvia, regola di civiltà.
Nel dibattito radiofonico, un deputato leghista, continuava - con estrema difficoltà - a girare attorno al problema buttandola, come diciamo qui a Roma, in "caciara". Con la solita storia degli immigrati che prima devono imparare i nostri usi e costumi, la nostra lingua, le nostre tradizioni... e poi, forse, dopo... Dimenticando il fatto che qui si stiamo parlando di "nuovi nati". Bambini nati qui. Che vanno a scuola qui. Che imparano da subito l'italiano, la nostra storia, la nostra cultura. Che si sentono italiani da subito. Che non hanno discriminazione alcuna in classe (perchè i nostri figli sono molto meglio di noi). Che accidenti c'entra la storia dei loro genitori? E' una colpa l'essere figli di immigrati (regolarmente in Italia per lavorare e pagare le tasse?).
Anche qui si gioca sporco, facendo leva sulla paura del prossimo, del "diverso". Ma diverso da chi?
PS: al deputato leghista, di cui non ricordo il nome, vorrei dire che ci sono moltissimi italiani che non sanno l'italiano, non conoscono la storia e la  cultura del nostro Paese. Di questi che facciamo?

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