giovedì 10 ottobre 2013

Sono contro. Ergo sum.

Emblematico il post di Beppe Grillo dedicato, stamattina, al tema della revisione normativa del reato di immigrazione clandestina.
"Non è nel nostro programma", dice Grillo. Pertanto non se ne deve neppure discutere. E aggiunge: "Se avessimo fatto questa proposta in campagna elettorale, avremmo avuto un consenso da prefisso telefonico".
Emblematico, perchè il decidere la linea politica sulla base del consenso che se ne può ottenere è esattamente la logica che i "grillini" dicevano di voler combattere. E' la logica di Berlusconi che sonda prima il terreno e poi, se gli conviene, annusa il sentimento popolare e ci costruisce una proposta politica.
Ma la "politica", quella con la "p" maiuscola (che poi dovrebbe voler dire occuparsi del bene collettivo) è l'esatto contrario dell'assecondare le pulsioni popolari. Grillo dovrebbe rileggersi (ma sarebbe meglio dire, credo, "leggersi") pagine di Platone, Aristotele, fino ai più recenti Montesquieu o dei nostri più prossimi De Gasperi o Sturzo. La Politica, a volte, proprio perchè si pensa debba essere affidata ai "più iluminati tra gli Uomini", è l'arte della visione e della pre-visione; del guardare oltre l'immanente e la pancia, del saper disegnare una società migliore dove sia possibile vivere in pace e benessere.
Così resta l'amarezza non tanto per il "post" (uno dei tanti) che non aggiunge nulla all'esistente; ma per la conferma che, per il M5S, quello che conta è il consenso ed il potere fine a se stesso. Che poi si perpetua con la litania del "questo no, questo nemmeno" che non è un disco incantato, ma una precisa strategia di sopravvivenza. Senza nemici, non esisterebbero. Non è questa la Politica che voglio.

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