giovedì 12 dicembre 2013

Pifferai e topini

Mio papà, che nell'ultimo periodo della sua vita lavorativa faceva il pendolare tra Roma e Genova, prendeva il treno da Roma alle 7, per arrivare alle 13 in Liguria. Spesso e volentieri i lavoratori dei cantieri di Sestri Levante in mattinata occupavano i binari ,  ma poi alle 12.30 se ne andavano. Il treno passava e lui arrivava in orario. Da qui la sua  perfida, ma meravigliosa battuta (da sindacalista che ne aveva viste tante negli anni dell'autunno caldo): "tutte le rivoluzioni finiscono all'ora di pranzo".
Mi èvenuta in mente questa sua frase  leggendo ormai con attenzione estrema le cronache delle occupazioni e delle proteste dei "forconi". Le agenzie la mattina verso le nove iniziano a scrivere "primi blocchi a..." e via di questo passo. E la sera "si tolgono i blocchi a...". Aggiungiamo pseudo leader che arrivano in Jaguar, studenti che fanno sega e la sensazione che provo è di una feroce incazzatura per veder tollerare (e amplificare) questo giochino che, se sfugge di mano, può davvero scatenare un pandemonio.
Se fossi un cassintegrato, un pensionato al limite, uno che ha perso il lavoro non mi farei rappresentare da autoproclamati leader, pifferai magici che portano i topini fino all'orlo del baratro e poi si scansano.

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