lunedì 2 dicembre 2013

L'armonia relazionale delle cose.

Domenica 1 dicembre, Comunità di Capodarco, nelle Marche. Mattinata dedicata ad un incontro con il teologo Vito Mancuso, il Presidente della Comunità don Vinicio Albanesi e - a sorpresa - la Presidente della Camera, Laura Boldrini.
Un "parterre" di eccezione, si direbbe in questi casi. E difatti sarà il luogo (per chi conosce la Comunità, un'oasi di serenità e bellezza, non solo figurata), sarà il tema ("la sostanza e gli accidenti"), fatto sta che si è creato un mix eccellente per ragionare, sotto vari profili, sull'essenziale e come si debba lavorare per costruire, partendo dalle nostre comunità, un futuro degno di questo nome.
La faccio breve, non voglio fare una cronaca della mattinata. Ma indicare qualche concetto che mi sembra utile diffondere in questo condominio virtuale che è il web.
1. Tornare all'essenziale significa comprendere come si debbano identificare alcuni "valori" che, anche se la Storia muta (e spesso disorienta), restano immutabili. "Il giusto è sempre meglio dell'ingiusto, Gandhi è sempre meglio di Hitler" (Mancuso). Si potrebbe chiamare "ordine delle cose", preordinato, immanente. Superiore a ciascuno di noi. Cui si contrappone il "caos", il disordine, il dolore, la malattia. Trovare un equilibrio tra Ordine e Caos è la sfida dell'esperienza umana. Ora più che mai. "Dobbiamo fare il bene, essere onesti, non rubare non per buonismo. Dobbiamo farlo anche se nessuno ci vede o ci dice grazie". Perchè il giusto, in questo caso, è un valore decisamente al di sopra di noi. Cui si deve tendere, consapevoli della caducità (e transitorietà) della nostra esperienza. Solo così si rimetteranno le basi per una convivenza civile non basata sulla convenienza, sul continui mercanteggiare (faccio cosi perchè mi conviene, non lo faccio se non mi conviene). Dopo tutto, sono gli "imperativi categorici" di cui parlava Kant.
2. Tornale all'essenziale significa tornare all'essenza della natura. Anche in senso antropologico. Il primato del bene e della giustizia è inserito nella dinamica promordiale della natura. Questo significa liberarsi di dogmatismi, infrastrutture, attidudine a dominare il prossimo. Ogni organismo vivente (sia corporeo o sociale) si basa sull'armonia. Ciò che rompe l'armonia genera caos (la cellula impazzita genera il tumore, ne basta una sola;  la disonestà, l'invidia, l'odio rompono l'armonia sociale). Da qui la necessaria consapevolezza che tutto si tiene, nessuna azione è scollegata da un'altra, anche se non ne vediamo il senso o il collegamento.
3. Questo ha enormi ricadute anche nell'azione politica. Il populismo, la chiusura in se stessi, le ruberie, le ingiustizie tendono a rompere l'armonia dell'unità, generando "caos" (disorientamento, mancanza di visione del futuro). Occorre tornare, in buona sostanza, alla armonia relazionale delle cose.
Per questo bisogna praticare, nei fatti, anche nei più piccoli, azioni in grado di riaffermare i principi base dell'esperienza umana. Insegnando e praticando valori supremi. Non per "convenienza" (giustizia, onestà) ma perchè più grandi di noi. Posti all'inizio dei secoli ed immutabili. Piccoli uomini noi se osiamo discuterli, adattarli, piegarli alle nostre esigenze. Dopo tutto, aggiungo, questo sarebbe il "peccato originale" (non di Adamo ed Eva, ma dell'uomo in quanto tale): fare a meno del "logos" e farsi esso stesso "dio". Tutta la Storia ci parla di questo peccato.
Questa crisi può essere utile per ritornare all'armonia relazionale? Non lo sappiamo. Ma ragionare di questo, agire di conseguenza, aiuta a comprendere le sfide in atto, a sopportare l'angoscia delle trasformazioni cui assistiamo e a dar loro un senso. Ordine e Caos. Da ricomporre. Un insegnamento che vale sia per i credenti che per i laici. Chapeau.








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